Ricorsi alla C.E.D.U.

RICORSI ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO DI STRASBURGO
L'avvocato Luigi Grillo ha maturato una specifica competenza in diritto internazionale, con particolare riferimento a ricorsi innanzi alla CEDU (Corte Europea dei diritti dell'uomo) di Strasburgo.
COS’È LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO?
La Corte europea dei Diritti dell’Uomo è un tribunale internazionale con sede a Strasburgo che giudica sulle violazioni della “Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”, trattato internazionale firmato a Roma il 4 Novembre 1950, recante, insieme ai suoi protocolli aggiuntivi, un catalogo di diritti e libertà che i 46 Stati membri del Consiglio d’Europa hanno assunto l’obbligo di rispettare.
A tal proposito, si ricordano, in via principale, il divieto di tortura e di trattamenti degradanti, il diritto alla vita, il diritto ad un equo processo, il diritto al rispetto della vita privata e familiare, le libertà di pensiero, coscienza, religione, espressione, riunione e associazione, il divieto di discriminazione e il diritto alla tutela della proprietà privata.
Le presunte violazioni possono riguardare un'ampia gamma di questioni, tra cui: tortura e maltrattamenti dei detenuti; detenzioni illegali; illegittimità o ingiustizie nei processi civili e penali; discriminazione nel godimento di un diritto sancito dalla Convenzione; diritti genitoriali; rispetto della vita privata, della vita familiare, del domicilio e della corrispondenza; restrizioni alla libertà di espressione di un'opinione; libertà di partecipare a un'assemblea o a una manifestazione; espulsione ed estradizione; confisca di beni ed espropriazione.
QUANDO CI SI PUÒ RIVOLGERE ALLA CORTE?
Per assicurare il rispetto della Convenzione, occorre che la Corte sia investita dell’esame di un ricorso, introdotto da un soggetto o da più soggetti collettivamente (persone fisiche o giuridiche come una società o un'associazione) che ritengano di essere personalmente e direttamente vittime di una o più violazioni dei diritti e delle garanzie previsti dalla Convenzione o dai suoi protocolli aggiuntivi.
La violazione deve essere imputabile alle autorità pubbliche di uno o più Stati parti della Convenzione (ad es.: tribunali o autorità amministrative) e il ricorso va proposto nei confronti dello Stato.
La Corte non può esaminare, infatti, le doglianze dirette contro delle persone fisiche o delle istituzioni di diritto privato, come le società commerciali.
Di regola, ci si può rivolgere alla Corte solo dopo che siano stati esauriti tutti i rimedi giurisdizionali interni fino al più alto grado (in Italia, la Corte di Cassazione o il Consiglio di Stato) (c.d. regola del previo esaurimento delle vie di ricorso interne ex art. 35/1 Conv.).
In deroga a tale regola, è possibile adire la Corte EDU dopo la sentenza d'appello in caso di c.d. "doppia conforme", cioè quando il giudice di secondo grado conferma integralmente la ricostruzione dei fatti operata dal primo giudice. Per aversi "doppia conforme" è necessario, inoltre, che le ragioni di diritto poste a fondamento delle sentenze di primo e secondo grado siano sostanzialmente identiche o, quantomeno, convergenti. La "doppia conforme" preclude la possibilità di proporre ricorso in Cassazione per omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio. In caso di proposizione del ricorso il medesimo verrebbe dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. Da qui la possibilità di rivolgersi direttamente alla CEDU.
In caso di ordinanza della Cassazione con rinvio su alcuni motivi (es. per le sole spese in favore del controricorrente e ricorrente incidentale) il provvedimento definitivo è rappresentato dall'ordinanza stessa e non è necessario attendere l'esito del giudizio di rinvio per poter ricorrere alla CEDU.
E' impugnabile la proposta di definizione del giudizio ex art. 380-bis c.p.c. per manifesta infondatezza del ricorso, rappresentando tale provvedimento il preludio al rigetto del ricorso.
E ciò benché, secondo i giudici nazionali, la proposta di definizione del giudizio non riveli una funzione decisoria e non è suscettibile, quindi, di assumere valore di pronuncia definitiva (v. Cass. Civ. Sezioni Unite sentenza del 10 aprile 2024, n. 9611).
In proposito è importante rilevare come la CEDU nel verificare la natura definitiva del rimedio interno prescinde dalle definizioni o dalle classificazioni dell'ordinamento nazionale.
Se, infatti, si dovesse prestare un'adesione incondizionata all'orientamento giurisprudenziale citato, il ricorrente che intenda rivolgersi alla CEDU dovrebbe necessariamente chiedere alla Corte di Cassazione di decidere la propria causa, andando incontro anche alla condanna automatica alle spese legali, al raddoppio del pagamento del contributo unificato oltre che alla sanzione per lite temeraria.
In ambito amministrativo, è impugnabile la sentenza di secondo grado del Consiglio di Stato, organo di vertice della giustizia amministrativa.
In ambito penale lo studio fornisce assistenza alle parti civili vittime di reati che non hanno ottenuto giustizia.
A tal riguardo, si ricorda che un'ordinanza di archiviazione da parte del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) può costituire il presupposto per un ricorso alla CEDU se le autorità non hanno compiuto tutti gli sforzi ragionevoli per accertare i fatti e le responsabilità degli indagati.
Analogamente per il caso di sentenza di assoluzione arbitraria viziata da gravi errori procedurali che hanno compromesso l'equità del processo.
Si evidenzia che la regola relativa al previo esaurimento delle vie di ricorso interne, innanzi descritta, ammette eccezioni nel caso in cui i rimedi interni non siano adeguati - poiché privi del carattere dell’accessibilità e dell’effettività (come ad. es nel caso di sistematico diniego di accesso alla giustizia in materia ambientale) -, oppure laddove lo Stato interessato non preveda leggi a tutela di determinate posizioni giuridiche soggettive (ad es.: mancanza di provvidenze economiche in favore dei disabili o dei più bisognosi).
COME RIVOLGERSI ALLA CORTE?
Non è indispensabile l'assistenza legale per poter incardinare un procedimento dinanzi alla CEDU. Chiunque, infatti, può presentare un ricorso alla Corte.
Nondimeno, l'assistenza tecnica di un avvocato è fortemente consigliata anche nella fase introduttiva del giudizio, atteso che la maggior parte dei ricorsi viene dichiarata irricevibile (circa il 90%) per difetto dei requisiti previsti dall'art. 47 del Regolamento di procedura della Corte.
Tale assistenza diviene necessaria quando la Corte comunica il caso al Governo convenuto per le sue osservazioni e il ricorso supera, quindi, la fase di ricevibilità.
In tal caso è richiesto l'utilizzo delle lingue di lavoro ufficiali della Corte (inglese e francese) anche se il ricorso è stato presentato in italiano. Tutte le comunicazioni successive, le memorie difensive e le osservazioni orali o scritte devono essere redatte obbligatoriamente in tali lingue.
Pertanto, è di fondamentale importanza rivolgersi ad avvocati con comprovata competenza giuridico-linguistica.
Un avvocato internazionalista che padroneggia l'inglese e/o il francese giuridico è in grado di dialogare efficacemente con la Cancelleria della Corte e con la controparte (lo Stato), senza la necessità di intermediari o di traduzioni.
Una traduzione imprecisa (con l'uso dei sistemi di traduzione automatica online) o una terminologia inappropriata possono compromettere la chiarezza delle argomentazioni e portare a incomprensioni e, quindi, ad un esito sfavorevole del ricorso.
Inoltre, si consideri che la maggior parte della giurisprudenza della CEDU è disponibile e consultabile soltanto in lingua inglese e francese sulla banca dati ufficiale della Corte. Un avvocato con competenze in inglese giuridico può comprendere meglio i principi giuridici applicabili al caso di specie e mantenersi aggiornato sulle ultime pronunce e sui trend interpretativi della Corte.
Alla luce della sua vocazione di studio legale internazionale, lo studio presta assistenza anche a tutti i clienti di lingua francofona.
Infine, si rammenta che a differenza dei tribunali nazionali, non sono richieste somme da corrispondere a titolo di tasse alla Corte, posto che l'esame della pratica è gratuito, né sussiste il rischio di essere condannati alle spese legali nei confronti del Governo convenuto, qualora la Corte non rilevi alcuna violazione.
Il ricorrente dovrà sostenere solo gli onorari dell'avvocato e le spese relative alla corrispondenza con la Corte.
QUALI REQUISITI DEVONO PRESENTARE I RICORSI?
I ricorsi devono soddisfare determinate condizioni per poter essere esaminati nel merito, pena, altrimenti, la loro irricevibilità.
Un ricorso incompleto comporta il rigetto in via amministrativa e ne impedirà la sottoposizione all'esame della Corte in sede giurisdizionale.
Un ricorso validamente introdotto verrà esaminato dalla Corte. Ciò non significa, tuttavia, che lo stesso verrà dichiarato ammissibile.
COSA SI PUÒ OTTENERE DALLA CORTE?
Qualora ravvisi la violazione di uno o più diritti e garanzie, la Corte innanzitutto condanna lo Stato a rimuovere gli effetti dannosi della violazione commessa al fine di ripristinare lo status quo ante della vittima.
Se il ripristino della situazione antecendente alla violazione non è materialmente possibile, la Corte può riconoscere alla parte ricorrente un'“equa soddisfazione”, che consiste in una sorta di indennizzo per i pregiudizi patrimoniali e non patrimoniali sofferti dalla stessa.
La Corte può altresì condannare lo Stato al rimborso delle spese di giustizia sostenute dinanzi ai tribunali nazionali oltre che a quelle sostenute dinanzi ad essa.
La sentenza ha carattere vincolante per lo Stato convenuto, il quale è obbligato a conformarsi a quanto ivi statuito.
La Corte non è responsabile dell'esecuzione delle sue sentenze, tale competenza spettando, invece, al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, che ha il compito di supervisionarne l'esecuzione e di garantire il pagamento di eventuali indennizzi. Il Comitato dei Ministri è composto dai Ministri degli Affari Esteri degli Stati membri o dai loro rappresentanti.
QUAL È L'ITER DI UN RICORSO?
A seconda dei casi, i ricorsi vengono assegnati a una delle formazioni giurisdizionali della Corte, ovvero:
Giudice monocratico;
Comitato (di 3 giudici);
Camera (di 7 giudici).
La Corte esaminarà innanzitutto se il ricorso è ammissibile, verificando se esso soddisfi determinati requisiti stabiliti dalla Convenzione. In caso negativo il ricorso verrà respinto. La decisione di irricevibilità del ricorso è definitiva e non può essere impugnata.
TERMINE PER LA PRESENTAZIONE DEL RICORSO
Si rammenta che, a decorrere dal 1° febbraio 2022, il termine di presentazione del ricorso alla CEDU è stato ridotto da 6 a 4 mesi dalla data di pubblicazione della sentenza definitiva nazionale.
Alla luce dello stringente termine imposto a pena di decadenza, lo studio invita tutti coloro che fossero interessati ad avvalersi della sua qualificata assistenza e del suo patrocinio a mettersi immediatamente in contatto con la segreteria dello Studio - non appena ricevuta la notizia della pubblicazione della decisione interna definitiva - al fine di verificare previamente l'esistenza dei presupposti per poter ricorrere alla Corte europea.
RISORSE UTILI
In calce viene accluso il link all'ultima versione del Formulario di Ricorso e alle istruzioni per la relativa compilazione:
https://www.echr.coe.int/d/application_form_ita
https://www.echr.coe.int/documents/d/echr/application_notes_eng
Si riporta, inoltre, il link alla Guida Pratica alle Condizioni di Ricevibilità (aggiornata al 28.2.2025) https://www.echr.coe.int/documents/d/echr/Admissibility_guide_ENG
I documenti suelencati sono stati tratti dal sito ufficiale della Corte https://www.echr.coe.int/apply-to-the-court
LE NOVITA' INTRODOTTE NEL 2023 DALLA RIFORMA CARTABIA
Nel nostro ordinamento giuridico le modifiche al processo civile ridefiniscono il panorama legale italiano in risposta alle decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
Un’ulteriore e significativa innovazione, che rompe in modo considerevole la tradizionale visione del sistema giuridico e conferma che la Corte di Cassazione, in un contesto integrato a livello sovranazionale, non detiene più lo status di giudice supremo di ultima istanza. In sostanza, la riforma del processo civile introduce una nuova circostanza che permette l’annullamento di una sentenza civile grazie all’istanza presentata dagli avvocati per il ricorso alla Corte Europea. Questo può avvenire nel caso in cui il contenuto di una decisione divenuta irrevocabile, sia poi stato dichiarato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo totalmente o parzialmente in contrasto con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo o uno dei suoi Protocolli.
La normativa del 2023 ha introdotto la necessità di conformare le sentenze non solo alle leggi nazionali, ma anche ai principi e alle norme stabiliti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte CEDU. Ciò significa, la possibilità di riesaminare e potenzialmente annullare le decisioni giudiziarie considerate definitive con il ricorso alla Corte Europea CEDU.
Ricorso CEDU – Obiettivi principali della revisione e del ricorso della sentenza della Cassazione alla Corte EDU in Europa
L’introduzione del ricorso alla CEDU, fa parte del processo di semplificazione e velocizzazione del processo di esecuzione civile. Le novità introdotte dalla riforma comprendono:
riduzione dei tempi di esecuzione grazie a procedure più snelle e dirette;
rafforzamento del ruolo della Corte EDU nel processo di esecuzione civile;
introduzione di nuovi strumenti per la tutela dei diritti umani.
Queste novità promettono di portare notevoli miglioramenti nel panorama legale italiano, rendendo il sistema giuridico più efficiente e rispettoso dei diritti umani.
Contenuti dei principali provvedimenti adottati che consentono l’opposizione alla Corte EDU. Il ruolo degli Avvocati per Ricorso alla Corte Europea
Il processo di esecuzione civile vuole garantire il rispetto delle decisioni della Corte CEDU. Tra questi, si evidenziano:
L’introduzione di una nuova procedura per l’esecuzione delle decisioni CEDU, che garantisce un’esecuzione più rapida e diretta.
Il rafforzamento della tutela dei diritti umani nel processo di esecuzione civile, attraverso la previsione di specifici rimedi per la violazione dei diritti garantiti dalla CEDU.
La previsione della revisione europea delle sentenze nazionali anche giudicate al massimo gradi di giudizio interno, ovvero in Cassazione, in contrasto con la CEDU.
Questi provvedimenti rappresentano una tappa fondamentale nella riforma del processo civile italiano, assicurando una maggiore efficacia e rispetto dei diritti umani.
Il comma primo del codice di procedura penale introduce una serie di novità relative all’esecuzione delle decisioni CEDU. In particolare, prevede:
Un procedimento di esecuzione più snello e diretto, che consente di ridurre i tempi e i costi associati all’esecuzione delle decisioni CEDU.
La previsione di specifici rimedi per la violazione dei diritti garantiti dalla CEDU, che rafforzano la tutela dei diritti umani nel processo di esecuzione civile.
Queste novità rappresentano un passo significativo verso una maggiore efficienza e rispetto dei diritti umani nel processo di esecuzione civile, nel rispetto della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali. Inoltre, sia il condannato sia l’individuo soggetto a misure di sicurezza, qualora abbiano confermato dalla CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) la violazione dei loro diritti, hanno la facoltà di:
richiedere alla Corte di Cassazione la revoca della loro sentenza penale o del decreto di condanna emesso nei loro confronti;
sollecitare la riapertura del procedimento o, in alternativa, l’implementazione di misure atte a neutralizzare gli effetti dannosi derivanti dalla violazione confermata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Inoltre sono previsti:
La creazione di un meccanismo di revisione europea delle sentenze nazionali in contrasto con la CEDU, che garantisce una maggiore coerenza tra la giurisprudenza nazionale e quella europea.
Il riconoscimento del diritto all’esecuzione rapida e diretta delle decisioni CEDU, che facilita l’effettiva tutela dei diritti umani.
Ecco le possibilità di azioni cautelari curate da avvocati per il ricorso alla Corte Europea e l’opposizione alle sentenze della Cassazione alla CEDU
La Riforma Cartabia introduce l’opportunità di intraprendere azioni cautelari nell’ambito dell’Unione Europea. Questo significa che un avvocato che curi il ricorso alla Corte Europea ha ora la possibilità di opporre alla Giustizia Europea le sentenza della Cassazione e ottenere sentenze vincolanti, che possono poi essere eseguite a livello nazionale.
Nuova disciplina sulle azioni esecutive in materia di diritti reali
Le procedure più snelle previste dalla Riforma Cartabia del Processo Civile, introducono una nuova disciplina sulle azioni esecutive in materia di diritti reali e meccanismi di tutela più efficaci di fronte alla Corte Europea CEDU. Questa novità mira a semplificare e rendere più efficace il processo di esecuzione, garantendo al contempo un maggiore rispetto dei diritti reali. La nuova disciplina prevede, tra l’altro, procedure più snelle per l’esecuzione delle decisioni CEDU e meccanismi di tutela più efficaci per i diritti reali.
Ampliamento della platea dei soggetti legittimati per proporre il ricorso CEDU
Infine, la riforma Cartabia amplia la gamma di soggetti legittimati a proporre un ricorso CEDU, che di norma sono le persone, fisiche e giuridiche che credono di aver subito una violazione dei propri diritti fondamentali previsti e contemplati dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dai suoi protocolli aggiuntivi e interpretati dalla giurisprudenza della Corte EDU. Si tratta di una delle innovazioni più significative introdotte con la riforma Cartabia.
Prima della riforma, il diritto di proporre un ricorso alla CEDU era riservato principalmente alle persone direttamente interessate dalla decisione o dal provvedimento in questione. Tuttavia, la riforma Cartabia ha esteso questa possibilità, includendo una più ampia gamma di soggetti legittimati.
In particolare, la riforma prevede che non solo l’individuo direttamente colpito, ma anche altre figure legittimate possano sollevare il ricorso CEDU ovvero:
La vittima indiretta, ossia quando il ricorrente abbia un interesse legittimo alla continuazione del procedimento e sia un prossimo congiunto della vittima diretta di una violazione la quale, però, è deceduta prima della presentazione del ricorso.
La vittima potenziale, ovvero quando il ricorrente non sia il soggetto vittima diretta interessata dalla misura lamentata, ma che potrebbe diventarla successivamente alla presentazione del ricorso per comprovate ragioni e alte probabilità. È il caso, ad esempio, della violazione dei diritti all’immigrazione, quando il ricorrente è un cittadino straniero colpito da un ordine di espulsione disposto non ancora eseguito, ma la cui esecuzione espone il soggetto al rischio di subire trattamenti inumani, degradanti o tortura, nel paese di destinazione.
COME FUNZIONA?
Per potervi consigliare al meglio sulle possibilità di successo del vostro caso, lo studio deve ricevere al più presto via e-mail (info@avvocatoluigigrillo.it) una descrizione del vostro caso, il più precisa e dettagliata possibile, e conoscere le doglianze da voi sollevate.
Se la vostra richiesta sembra essere fondata, lo studio si metterà in contatto con voi per ottenere tutta la documentazione relativa al caso, comprese le copie delle sentenze del tribunale nazionale, il più presto possibile via e-mail.
È necessario includere tutti i documenti pertinenti per comprovare le proprie affermazioni, come le condanne dei tribunali nazionali.
Solo l’invio del modulo completo entro quattro mesi dalla data della decisione interna definitiva interrompe questo termine, valido per dimostrare di aver esaurito tutti i rimedi interni.
ATTENZIONE: lo studio dell’Avvocato Luigi Grillo non si occupa della raccolta dei documenti.
ATTENZIONE: lo studio non accetta richieste di revisione della documentazione, se non c’è tempo sufficiente per farlo.
CONTATTACI PER RICEVERE UN PREVENTIVO GRATUITO sia per la valutazione dei presupposti per adire la CEDU (anche sotto forma di un parere imparziale, pro veritate, reso in forma scritta a garanzia della massima trasparenza), sia, in caso di positivo riscontro, per la redazione e per la presentazione del ricorso alla CEDU.
Si comunica che, al fine di offrire un'assistenza altamente personalizzata, non vengono seguiti casi con il patrocinio a spese dello Stato.
A tal riguardo, si segnala che il patrocinio a spese dello Stato da parte della CEDU non viene concesso in fase antecedente al ricorso (come avviene a livello nazionale), essendo il ricorrente (ipoteticamente) in grado di predisporre e presentare il ricorso in autonomia, senza l'assistenza tecnica di un avvocato.
Il gratuito patrocinio potrà essere richiesto alla Corte dopo aver presentato la domanda. La decisione non viene presa immediatamente, ma solo in una fase successiva del procedimento, ovvero quando il ricorso è stato dichiarato ricevibile e la Corte ha deciso di comunicarlo al governo dello Stato convenuto.
QUALI SONO I COSTI?
Per la prima fase, che riguarda l’esame dell’e-mail descrittiva ed esplicativa del dossier e un feedback dalla parte dello studio legale, non è previsto alcun costo.
Per la fase di analisi di tutta la documentazione inviata e lo studio del caso, al fine di valutare le possibilità di successo, lo studio chiede il pagamento di commissioni, calcolate caso per caso.
Alla fine della fase di analisi, riceverete un parere sulle possibilità di successo del vostro caso e il preventivo di spesa che copre l’intera procedura.
Se accettate il preventivo, dovrete scaricare il modulo ufficiale che riceverete per e-mail e che dovrà essere firmato in originale e rispedito a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo dello studio, accompagnato dalla prova dell’avvenuto pagamento integrale della quota richiesta.